L'uro. L'importanza dei bovini nel cammino dell'uomo
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L'uro. L'importanza dei bovini nel cammino dell'uomo

Amore e Psiche
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Animale astratto della mucca dell'altopiano
Animale astratto della mucca dell'altopiano

 

Noi europei siamo figli del progenitore del bue, l'uro. Il nome "Europa" fa riferimento al territorio molto esteso dove l'uro si sarebbe diffuso a partire dall'India, circa due milioni di anni fa. Era l'animale più consumato dall'uomo di Neanderthal che a quanto pare, da esso ricavava ogni materia prima utile al sostentamento.

Sappiamo che l'uomo di Neanderthal era cacciatore e che si spostava compiendo enormi distanze allo scopo di procacciarsi il cibo. L'uro era un animale massiccio e nerboruto. Mastodontico, e dopo accurate selezioni, siamo giunti alle svariate razze di bovino che troviamo sulle nostre tavole.

Forse mai adeguatamente ci siamo soffermati sull'importanza che i bovini hanno avuto nel cammino della storia dell'uomo e forse, se risaliamo all'origine di alcune parole, lo possiamo a distanza di tempo dedurre o per lo meno intuire. Partiamo ad esempio dalla parola "boreale" spesso associata allo straordinario fenomeno dell'aurora che ammanta di fasci di luce le splendide volte stellate dell'estremo Nord. "Boreale" assembla in sé le due parole "bue" e "uro" dandoci l'idea esatta della discendenza del bue dall'uro. Il toro deriva anche nel nome dall'uro e rispetto al bue che è lo stesso animale castrato, ne rappresenta la forza e l'impeto. Il verbo latino uro-is significa bruciare e ci parla chiaramente della potenza devastante di una mandria di uri lanciata al galoppo. In più ci narra dell'esperienza della conoscenza del fuoco in rapporto al consumo di carne cotta. Per avere un'idea di quanto dispendio di forze richiedesse la caccia dell'uro, basta dare un'occhiata alle scene riprodotte dall'uomo cacciatore sulle pareti delle caverne. Un esempio di rito della caccia rappresentato tramite pittura rupestre è in Calabria nella grotta del Romito a Papasidero dove è riprodotto chiaramente un esemplare di uro, il progenitore dell'attuale razza bovina podolica che designa la Calabria.

L'uomo primitivo era cacciatore di qualsiasi animale di grossa mole sufficiente a soddisfare le esigenze di tutta la comunità. Quando parliamo di culture cacciatoriali, erroneamente ipotizziamo che fossero contraddistinte da un unico nucleo famigliare esteso. In realtà così non è. L'uomo cacciatore viveva in comunità e aveva un'alta visione della figura del singolo in rapporto all'intera comunità che egli considerava come una famiglia molto estesa. Per capire la concezione di società degli antichi cacciatori occorre prendere come esempio le comunità sciamaniche siberiane e dell'estremo Nord americano. La renna è una discendente dell'uro. Vive allo stato brado e si tiene a distanza dall'uomo. Eppure dai villaggi di eschimesi è riverita e tenuta in grande considerazione al punto da nutrirsi in tutto di essa, dal latte all'urina di renna. Gli Inuit assumono il famoso fungo allucinogeno che previene e cura le malattie da loro più diffuse tramite l'urina della renna, in quanto ancora assolutamente consumatori di carne.

Che l'uro fosse considerato sacro lo possiamo desumere dalla considerazione prestata alla renna e trasferendoci in India, a quella prestata alle vacche. Il vitellone sacro di cui si parla nella Bibbia, l'ecatombe a cui fa riferimento l'antica Grecia e poi, il mito del Minotauro dovrebbero indurci a comprendere di quale prestigio godesse l'uro e in un territorio vastissimo che attraverso gli Urali e il Caucaso includeva il grande blocco europeo. Nel nome "Urali" risuona il richiamo all'uro resistente a svariate temperature. Prima ancora che del maiale è del bovino che non si buttava nniente. Il bue era compagno di vita dell'uomo e lo è stato nel passaggio dalle società tribali cacciatoriali a quelle dei piantatori e degli agricoltori. Lo Yoga prende spunto dal sistema di aratura dei campi col giogo collegato al bove. Nelle rappresentazioni popolari agricole ritorna l'immagine quasi fosse un'icona sacra, del contadino che ara la terra guidato dal bue. L'oro e l'uro discendono dalla stessa origine etimologica e il metallo prezioso associato al predecesspre dei bovini mette in risalto quanto questo avesse una sua titolarità all'interno delle società primitive. Il toro è una costellazione che mette in luce l'aderenza dei nati sotto questo segno e di quello dei rifiuti. Terra e toro hanno la stessa origine etimologica. Italia significa terra dei vitelli e da qui ci sarebbe in merito ancora tanto da dire. Ma soffermiamoci sulla radice etimologica che collega "uro" a "urico" e a "urina".

Il confronto con l'animale l'uomo per la prima volta l'ha avuto con l'uro. L'uro è stato l'elemento che ha fatto emergere somiglianze e differenze poi riscontrate in tutti gli altri animali. Il nostro progenitore uomo ha colto la differenziazione tra mondo animale e mondo vegetale partendo dalla visione dell'apparato digerente e dei rifiuti. Nel mondo vegetale entrambi non esistono. Le feci dei bovini sono state le prime ad essere utilizzate come letame e concime. Ho prima detto dell'urina della renna che serviva come tramite nell'assunzione del fungo allucinogeno. L'uro è stato il primo dio immolato e il primo animale studiato dall'uomo in tutti i suoi aspetti, seppur con sistemi rudimentali. Tramite l'uro l'uomo ha potuto fare il confronto tra le urine proprie e quelle del regno animale e notare che tutte fossero di colore dorato per via dei cristalli urici all'interno custoditi. Sul rapporto tra gli escrementi umani e la ricchezza che deriva dal mondo animale e rurale ci sono tante storie popolari, non ultima quella della gallina dalle uova d'oro e di coloro che defecano soldi di oro.

È con l'avvento del commercio che il bue è stato relegato al mondo rurale e contadino. Da quando l'uomo da contadino è diventato allevatore il bove è stato sostituito dalla pecora che frutta di più in rapporto alla lana. Il mondo è andato avanti, ma gli archetipi che legano la famiglia più antica dei bovini all'uomo sono ancora vivi e splendono nella notte fredda dell'attuale nostra civiltà.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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