Le preziosità hanno i loro lati in ombra che non vengono mostrati ma al tempo stesso vengono richiamati da quanto noi mettiamo in evidenza. Nascondere per evidenziare è una delle strategie comportamentali da sempre messe in atto dall'essere umano nel suo relazionarsi agli altri.
Il vaso nascosto, il tesoro custodito lontano dagli sguardi altrui fanno parte del corredo immaginifico riscontrabile nella narrativa romanzata e innanzitutto mitologica più antica. Non solo. Il nesso su tracciato trova il suo corrispettivo proprio nell'etimo "Mostrare". La radice di tale etimo è molto affascinante e contiene al suo interno il richiamo al greco "Muo" che significa "nascondere" e che ritroviamo all'interno della parola "Mistero" e "Maschera". Mostriamo quanto vogliamo che gli altri vedano, mantenendo un filo segreto con quanto tendiamo a celare, e proprio sull'interazione tra il mostrare e il celare poggia il fascino di una persona, di un racconto.
Su suddetto meccanismo si fondano i riti misterici più antichi che traggono ispirazione dall'alternanza in cielo del sole e della luna. Dal primo astro dipende il giorno che dona visibilità al mondo, ma il giorno è innanzitutto figlio delle tenebre in cui si eclissa il sole che da esse risorge ogni giorno.
Dalla stessa radice del verbo "mostrare" deriva l'anglico "Monster: mostro". Il mostro è l'aspetto di un qualcosa a cui non siamo preparati e che pertanto spaventa. L'uomo antico riconosceva nel mostro il lato oscuro di Dio alla cui conoscenza erano ammessi gli alti ministri delle religioni e i maghi.
Conoscere il lato oscuro di Dio significa possedere Dio e su questo insistono dalla loro origine le grandi scuole iniziatiche, nonché la distinzione netta tra il profano rivolto all'ambito del noto, e l'iniziato ammesso a conoscere i misteri di Dio. Sempre sullo stesso principio si basano le antiche maschere rappresentazione di Dio e le maschere apotropaiche che dietro la funzione beneaugurante nascondono l'intenzione di tenere a distanza il profano dagli aspetti di quella verità a cui non è ammesso.
La Verità spaventa chi non è preparato a riceverla. La verità è Dio in cui trovano compimento e risoluzione tutti gli opposti, inclusa la dicotomia tra bene e male. Urge ripensare una letteratura fiabica che abbia al suo centro figure mostruose, affinché le nuove generazioni recuperino il senso delle cose e quella Verità profonda in seno alle cose che spinge a lottare e a vincere le difficoltà che presenta la vita. Sui mostri si forgia la figura dell'eroe e partendo da questo si preserva il carattere sacro del Mito.