L'inenarrabile per noi è lo svolgersi delle nuvole in quell'equilibrio precario di pesantezza e leggerezza. Anche lì dove il mare è assente, le nuvole ce lo riconducono, a volte in stormi di cavalloni impazziti.
È la presenza dell'acqua in tutte le cose a renderci fluidi come melodie effuse lungo i sentieri vergini dell'anima e a ricordarci che abbiamo bisogno di sostanza per imprimere il nostro passaggio sulla crosta della vita.
Il cielo è cura e riconduzione dell'invisibile a noi che spesso lo lasciamo andare al di fuori di noi. In quest'epoca di latente spiritualità, il cielo ci può ricondurre alle valli bianche, inesplorate che giacciono come sedimenti di immagini da noi richiamate.
Che cos'è la vita se non una sequenza di richiami ad essere e ad esserci? Oggigiorno, è più facile che avvenga l'esserci. Ci siamo per un'opera di bene, un sorriso... per ovviare alla quotidianità calpestata. Non costa nulla, ripetiamo, un bacio... un abbraccio... dato e ricevuto. È la dimensione dell'esserci, altro dall'essere che invece richiede impegno e ricerca e studio, ci chiede di ripristinare quel dialogo interrotto tra il soggetto e il mondo.