Ogni vaso di pianta è un microcosmo che nutriamo e contempliamo innanzitutto con la vista. È un bosco di meraviglie che si erge ai nostri occhi mantenendo la sua componente in ombra, avvolta nel mistero.
Il contadino cura e costruisce. È un artigiano e forse più. Un'artista che dà forma con le sue mani a un universo. Eppure anche per lui la vita delle piante e del terreno mantiene il suo carattere magico.
Il mistero si accompagna all'ombra e ha la sua luce. Il mistero è nutrimento dello spirito e va ricordato mentre coltiviamo noi stessi. I monaci benedettini e prima ancora tibetani si occupavano di giardinaggio e di colture e i loro orti erano luoghi di meditazione e contemplazione. "Contemplare e Meditare" insieme costituiscono la forma più alta di preghiera che non abbandona mai le forme viventi di qualsiasi gerarchia spirituale esse siano. La contemplazione è nostra e la riflessione spirituale che ne segue è fondamentale e introduce in elevazione alle alte sfere. Di riflesso, le entità superiori che appartengono ai mondi di luce pregano per ricondursi a noi e aprirci la via della salvezza. I due mondi comunicano da sempre e s'intersecano riportandosi a Dio.
È un lavoro costante la preghiera, che si realizza nella comunione in Dio e nelle forme viventi. È fondamentale per gli angeli così come per i santi che portano avanti la volontà di Dio e la esprimono in tutto anche attraverso le forme artistiche che ispirano artigiani e artisti.
La preghiera delle alte sfere si traduce presso di noi in Arte nelle sue espressioni molteplici e mai esaustive che aprono a sviluppi e passaggi superiori e ulteriori. L'Arte è immaginifica anche quando non appare e si svolge attraverso le note e i fraseggi delle poesie, così espande l'universo significativo delle percezioni. Per altre vie, anche l'artista prega e riconduce l'uomo a Dio. In quanto tale, è un perlustratore del deserto che lo mette specularmente di fronte a se stesso e alla sua nudità interiore. Come per i mistici, anche per gli artisti il deserto è il luogo del confronto con la verità che abita il subconscio. Se pensiamo a tutti i mistici e al nostro Gesù che si sono incamminati nel deserto, luogo concepito senza ombre perché privo di alberi e ostacoli, per riportare in superficie le oscurità e affrontarle, capiamo quanto il deserto sia fondamentale per gli artisti. Tra questi c'è chi si limita a scovare e a raccontare i propri boschi interiori e chi li esalta immortalandoli in una nuova luce e prospettiva. In questo l'Artista si esprime con tutta la sua energia spirituale, lucidando se stesso in una operazione catartica che riconduce e riproduce il sé nella proiezione nella luce. Quanto ora espresso, lo ritroviamo nei poeti maledetti e in Van Gogh ad esempio, in cui la notte stellata così come i campi di girasole divengono fertile suolo sorto sulle ceneri del proprio deserto interiore. L'inospitalità selvaggia si redime attraverso l'operazione speculativa portata avanti dall'artista che ribalta se stesso offrendosi attraverso le sue opere in una prospettiva di luce. E un'operazione dolorosa ma dinamica. Ovunque ci sia evoluzione, fondamentale è il passaggio dal dolore che rende possibile il concepimento di nuovi boschi creativi a universalizzare e a espandere gli infiniti esistenti.