L'autunno è la stagione che ci riconsegna al tempo dell'intimità.

È il tempo dei poeti.
Si abbandona il mare per tuffarsi nel cielo e tra le sue onde spumose. L'autunno ci porge il suo inizio dopo Ferragosto, festività cara alla Roma augustea in cui l'ozio era coltivazione delle arti e di ciò che dà giovamento allo spirito, a cui si alternava il ritorno alle faccende anche legate alla terra. Il Ferragosto era una pausa circoscritta che divideva i Romani in base alla loro indole, nonché classe sociale. Per molti era la festa della spudoratezza lussuriosa e mondana a cui seguiva la fase della ritrosia e della ponderatezza.
L'autunno è da sempre per noi mediterranei la stagione della raccolta e del potere della ricchezza nei suoi aspetti più floridi e propizi. La stagione della credenza ricca di conserve e di frutti composti di grani, di bacche e di acini d'uva. Di melagrane e delle zucche novelle piene di semi.
Il seme è il risultato della cura e dell’amore che in autunno manifesta la sua dedizione forse più aulica rivolta alla terra che ospita le sue creature e dipende dagli spostamenti del cielo e dai suoi umori suscettibili. La luce del sole si fa solida e tagliente, irrobustendo gli aloni delle ombre. I chiaroscuri sono segnanti e forte già nel suono della parola autunno si fa presente l'ululato del vento che scivola a valle dai monti.
L'autunno è la stagione degli eremiti e il tempo del cielo. Perché forte si fa il desiderio del ritiro lontano dalle grida estive ormai trasfuse in echi di ricordo. Ascoltando con gli occhi il cielo che ridipinge il paesaggio tutto intorno. Ciò che è nullo sbiadisce, si arroventa nell'anima il non ancora vissuto che apre solchi nella corteccia, per poi scivolare nella cantina del cuore.
È in autunno che gli amori seri diventano sostanza e composizione del tessuto di coppia. Il bisogno della casa si fa pressante, il camino ritorna scoppiettante e il fuoco splende e rischiara le zone arse dalle delusioni amare che provano i sentimenti.
L'autunno è la stagione dell'eternità e delle ossa scoperte che si consolidano nella visione dei tronchi sempre più ignudi. Siamo polvere e polvere ritorneremo, ma una volta intrapresa la strada dell'intimità, c'è un punto oltre cui non è dato andare e da cui occorre risalire. Sarà questo dettato dal solstizio d'inverno oltre cui, dalle viscere della terra e del mare, ci muoveremo in risalita, aggrappati all'esile raggio di sole che ci farà riemergere nella poesia delle cose vestite a nuovo e della primavera. E sarà l'inizio del nuovo giubilo e delle distrazioni festose di contro agli attimi di gioia serena che infonde al cuore l'autunno.
Kore, la giovane figlia di Demetra, nella stagione dei colori rugginosi scende nel regno sotterraneo per diventare un’unica cosa con Ade il dio che l'ha rapita per farla sua sposa. Il camino, le finestre che si chiudono regalandoci scorci di interni soffusi, ci ricordano la poesia dell'amore che ammiriamo negli occhi dell'autunno. Il barbaglio del camino alimenta il fuoco del cuore. Divorandolo, sparge il profumo di resina che è lo spirito dell'essenza delle cose da cui ricominciare.
L'Ade non è l'inferno, ma il letto coniugale preparato dall'uomo. La pioggia che scorre dal cielo si diparte in rigagnoli e fiumi in piena che sprofondano e ingrossano il mondo sotterraneo da cui sorgerà l'inverno e la luce tenera e morbida che fa maturare la terra nuova.
Kore diviene così Persefone, la dea del sottosuolo che, secondo il piano dell' orizzonte è simmetrico agli spazi profondi del cielo. Alla profondità delle cose sotterranee corrisponde quella della libertà degli spazi illeggibili dell'aria che ci sovrasta. Ricordandoci che il legame vero d'amore è sotto la nostra volontà, ripetendo le parole di Crowley, e che la libertà non esclude i sentimenti ma è la benedizione del cielo rivolta ad essi.
Leggi le poesia: Nel deserto del mare e Attimi