In autunno, la doratura del cielo si flette sulla terra. In autunno si hanno gli occhi stanchi e la schiena diventa pigra. È il passaggio, ciò che è intermedio tra la partenza e l'arrivo. La luce regredisce e il buio si riempie. Le ombre si allungano, il ritmo della vita perde velocità.

Il buio e la luce sono le note dello spartito del Nulla e la loro alternanza crea il ritmo. Siamo sostanza: luce e tenebra, e a seconda del lato verso cui pendiamo, conferiamo significato alla vita. Siamo tenebra in un percorso che diviene luce e precipita in una nuova origine quando raggiungiamo la meta. Allora la morte acquisisce un significato inverso: è il cammino di chi lascia il luogo del momento, il suo istante afferrato, per inoltrarsi nel tempo. Desideriamo e il desiderio ci schioda da dove siamo, dal luogo che ha una collocazione di luce, come spiega la parola stessa: luogo-luce. Il desiderio quindi è perdere la propria visione (locus, oculus, lux) per inoltrarsi nel buio di ciò che non si conosce e quindi risiede nel mistero che è tenebra. Desiderio è propriamente abbandonare il luogo in cui si è e che è in rapporto alla luce. La coincidenza luce stabilità ha determinato l'esistenza degli dei e dei regimi teocratici per i quali al trono del cielo corrisponde il dominio terrestre. Lo scettro dell'inviolabilità è dei regimi più antichi e di ogni forma di autarchia secondo cui si è luce e si è dominatori incontrastati e incontestabili.
L'uomo traduce e reinterpreta male ciò che avviene nell'impero del firmamento perché dal Tutto estrapola una misera parte, avendo sviluppato la ragione. Il cielo governa nel mutamento e la caduta delle stelle, ovvero dei frammenti siderali, ne sono la conferma. La caduta imprime loro l'ingresso in un nuovo tempo ciclico per cui vengono assorbiti dalla terra che è al tempo stesso loro figlia, prodotta da materia del Firmamento, e loro madre. La caduta diviene quindi espressione di ciò che si compie nella traslazione del desiderio da pura idea a concreta realizzazione. Nei passaggi fino alla meta ultima si brucia energia e ciò determina dolore. Nella via dei Santi il dolore diviene cristallizzazione dello spirito mistico che incontra la Natura e vi imprime il proprio verso. E allora, nella Santità, non vi è desiderio ma realizzazione presente compiutamente nel sentimento di Fede. Il Santo è il trionfo della presenza di Dio nell'Universo, colui che sublima la materia rendendola certezza. Quindi salvezza.