Noi siamo nell'ordine delle cose.

La Natura è nella sua fioritura. Così capiamo, in questi giorni di piena solitudine, che ogni cosa è al suo posto e che rigoglia e bellezza sono nel senso stesso delle cose prescindibile da noi.
Ero seta e non sapevo di esserlo. Il ricordo ci aiuta a capire chi siamo. Ci guida verso noi stessi. Disvela la nostra umanità che si accorda al Principio del tutto. La prescindibilità lede l'orgoglio di chi vorrebbe tutto ai suoi piedi e reclama il diritto di essere il centro di ogni riferimento. In realtà, il ciclo e l'andamento delle cose è comunione e legame. Tessitura e onnipresenza del singolo nella Creazione. La compartecipazione avviene a più livelli attiva nel vero senso della parola, quindi fattiva, oppure sul piano della ricezione e interpretazione. Come api e farfalle ognuno nel suo piccolo regge il mondo e la reggenza è di chi è parte integrante e attiva della Natura e non ospite. La reggenza è il Femminile che nella sua umiltà sposa la Sapienza, come ben rivela l’opera in copertina del pittore fiammingo J.Van Eychk. La Natura col suo risveglio reclama ascolto e mai come in questo tempo la Primavera acquista un senso compartecipando alla politica dell'uomo.
Occorre risvegliarsi per ritornare al giusto ordine insito nelle cose. Occorre uscire per dimorare dall'interno come le api che costruiscono il loro mondo imprimendovi un ordine prestabilito. Oggi questo ci è precluso da chi agisce impostando alle cose il proprio ordine dettato da meschini interessi. Chi non si sottopone a questo stravolgimento viene macchiato di colpevolezza per il semplice fatto di rimanere nel solco del Creato e delle Sue regole. Per il bene comune non si ragiona nell'ottica delle contrazioni, bensi’ dell'espansione del respiro vitale, ma ciò costa fatica farlo comprendere da chi è impantanato nella logica dell'artificiosità che vorrebbe la Natura e il Cosmo proni ai suoi piedi. Non illudiamoci. Tutti quelli che donano in questo momento, mi riferisco a VIP e imprenditori di fama, sanno che donare è l'unico modo, pur subdolo, di farsi ricordare in futuro. Ciò mosso dai bisogni di una società che attraverso la paura della malattia vorrebbe bloccare la vita.
Ero seta e non sapevo di esserlo, lo scopro adesso riavendomi in ciò che ero.
Ero seta nel risveglio del vento, a cui accedevo risalendo il colle.
Ero seta alla folata di brezza che giungeva dal mare, ricordandomi che il mare è ciò che si ha dentro a prescindere dai luoghi.
Ero scialle e seta quando abbracciavo i rami, arti caduti dal sole in abbandono sulla terra.
Ero seta e germe nei cenci di poesie stesi ad asciugare in cielo all'ombra delle mie lacrime.
Ero seta nella scorrevolezza delle nubi, amalgama stellato e brusio di gocce sul far della sera.
Era seta il mio mondo ed io ero lui. Gli spazi velati della natura nel suo fluido mistero.
Ero seta mai stanca di andare
e contenere la leggerezza di cui ho bisogno e che adesso sviene.