Il pensiero è una forma di dono in se' autoriflettente. Tutto ciò che doniamo, che creiamo ci riflette, inclusa l'arte. Le parole rispecchiano l'anima, sono pertanto frutto e seme. Più si è centrati in se stessi, più la corrispondenza tra prodotto e sostanza e’ veritiera, e ciò produce luce.

La nostra società lavora a favore dello scollamento del dato esterno dal dato interno, creando un clima di insoddisfazione che in alcuni casi sfocia nella rabbia e nell'aggressività non solo verbale. Ne consegue un vuoto generalizzato che ha dure ripercussioni anche nell'arte. L'Estetica odierna non è più concepita come veicolo trainante messaggi consapevoli. L'arte come design è una forma di riempimento finalizzata alla fruibilità e alla funzionalità all'interno di uno spazio. È l'utente a conferire l'impronta necessaria alla creatività, fornendo l'occasione per un prodotto astratto e attenzionato solo alla forma.
Un tempo non era così. L'Arte era svincolata da ogni necessaria funzione pragmatica e non era il fruitore a indirizzarla. L'artista era Maestro, artigiano dei colori e dei blocchi marmorei. Il colore era sostanza, pigmento della psiche orientata al bello come salvezza nel mondo. L'arte era escatologia del Cosmo, pensiero plurimo e onniscente, potenziamento della sacralità interiore generata da un eviscerabile legame con la Natura concepita come insegnamento. La Natura veniva presa a modello, lavorata e ricreata tramite i colori della Psiche che accoglieva in sé le sfumature e gli umori del Mondo.
Oggi l'arte è creazione fine a se stessa. L'artista non è più l'artigiano (colui che trasla la Verità dal piano intellettivo a quello reale). È l'operaio che contribuisce a riempire la fabbrica del mondo, il caos concepito dalla mancanza di correlazioni e legami a piu’ livelli.