Sono i territori a fare i popoli, a forgiarli nelle culture e nei costumi, così come è anche vero che dall'interrelazione tra popolo e territorio matura la lingua.

I popoli hanno sempre viaggiato e alla condizione di stanzialita' raggiunta corrisponde un'evoluzione riscontrabile nell'assetto socioculturale. Il concetto di proprieta’ oggi volutamente travisato o imbarbarito da una certa ideologia di tendenza, ha portato l'uomo a concepire un quadro di usanze e costumi atto a definire il primo modello di giustizia. Cio' che è mio non può essere tuo e viceversa. Da qui la necessità di dare manforte al lavoro inteso come onesta fonte di guadagno su cui impostare un sano stile di vita.
La proprietà ha favorito il giusto equilibrio tra scambi e rapporti non solo commerciali, tramite i quali i popoli legati a un'antica tradizione di stanzialita' hanno fatto ulteriori passi da gigante. Chi, nonostante il principio sociale in vigore riguardo alla sacralità del lavoro ha continuato a violare la proprietà altrui, pensando di svicolare da ogni responsabilita’ individuale, è stato visto non come un soggetto scaltro, bensì come un ladro.
Colpisce l'etimologia della parola “rubare” sicuramente germanica, entrata a far parte della nostra lingua di origine latina. Rubare, barbaro e baro nonostante siano ascrivibili a periodi e a culture diversi, hanno in realtà molto in comune e non solo per assonanza.
Il verbo rubare da noi si diffonde tra il vecchio impero romano e la nascita del Nuovo Sacro Romano Impero, nel periodo in.cui sempre più presente si fa la minaccia di vedere i territori conquistati da Roma invasi da orde di guerrieri nordici. Il Medioevo si apre con la politica espansionistica dei barbari razziatori e predatori, da Nord (Franchi, Vichinghi, Longobardi) così come da Esti (Turchi e Ottomani).
Il termine barbaro che siamo soliti associare ai popoli dalla lingua in uso negli stati esterni ai confini della cultura classica e quindi incapaci di formulare principi di una matura civiltà, suggerisce un'idea di disordine propria di quei popoli dediti al nomadismo o non del tutto affrancati da esso. Gli Arabi e in genere i Musulmani hanno sempre rappresentato nell'immaginario collettivo dei popoli confinanti Il diverso. Lo spirito imprenditoriale che li contraddistingueva già nell'antichità, e li rendeva particolarmente forti nel commercio di stoffe, spezie e pietre preziose, era accompagnato dall'aspetto in ombra legato a un non remotissimo passato nomade che li vede razziatori e predatori, rintracciabile nella stessa etimologia di Arabo ed Ebreo. La condizione di nomadismo indotto che ha insanguinato la storia del popolo di Israele, ha finito col determinare un destino tragico. Gli Ebrei, nomadi e invasori, ladri e usurai sono stati nei secoli perseguitati, nonostante i traguardi di civiltà da loro raggiunti.
Il termine baro col significato di ladro, deriva dalla stessa origine etimologica di rubare, ma è al tempo stesso riconducibile alla cultura arabonomade. Il baro (da cui e’ derivato il termine barone) è il mercante truffaldino spesso rappresentante del popolo turco con cui nel Medioevo le città della Penisola esposte ad Oriente erano costrette a fare i conti. Non tutti gli etimologi, a tal proposito, ritengono che l'etimologia di “Bari" discenda dal greco col significato di peso, dal momento che Bari nel primo Medioevo era meno importante di altre città della Puglia come ad esempio Trani. Il nome della città sarebbe quindi associabile al baro, il commerciante truffaldino arrivato dal Medio Oriente.