Nutrirsi di speranza oggi è il messaggio del riposo del sabato. La Pasqua, non è una data, una ricorrenza vivificante, ma una stagione dello spirito.
È una primavera che dà corpo e significato al divenire inteso come conservazione della propria interiorità che travalica i cicli oltre il tempo. La Pasqua è; profumo di cielo e di erba coltivata dal silenzio che la precede, un silenzio che abbraccia la vastità interiore e impedisce di pensare. C'è raccoglimento nel vuoto del passaggio, in cui rinforzare se stessi in vista della luce. Si rimane se stessi certo, ma in vista di un cambiamento radicale che porta l'uomo a elevarsi dai piani della storia per conferire senso alla Storia. Se non ci fosse la Pasqua la vita sarebbe insulsa e senza senso come anche la morte.
La Pasqua quindi percorre di un fremito fresco la nascita e di conseguenza anche la morte, entrambe non esperienze conclusive. Il figlio dell'Uomo stravolge l'ottica della Storia e da comune uomo, nato da ventre di donna, diviene il tramite di un passaggio esperienziale che attraverso la croce trafigge la storia. La croce è il simbolo che unisce nel dolore e il tramite per il suo superamento. È lo strumento che slancia oltre la morte rendendoci divini, parte della gloria del Cristo.
Dio ci chiama a sé per assorbirci nella sua Luce. Il corpo stanco e libero dagli strazi di Gesù adagiato nel sepolcro si prepara a manifestare il Cristo nella sua pienezza. Il vuoto si fa pieno ed è questo la gioia di Dio.